Con l'andare degli anni aumenterà progressivamente l'età pensionabile e per i cittadini la finanza e l’economia saranno sempre più precarie. Le persone che hanno la fortuna di avere un lavoro fisso potranno sperare di riuscire ad ottenere la pensione permettendo ai giovani disoccupati di inserirsi nel mondo del lavoro. Questi ultimi hanno di fronte prospettive ben poco rosee e il governo sta attuando manovre per permettere ai lavoratori di andare in pensione prima, in modo da avere un ricambio generazionale nel mercato occupazionale. L'ultima trovata è il cosiddetto part-time agevolato, che consentirebbe a coloro ai quali mancano tre anni per maturare la pensione di vecchiaia di lavorare part-time, ma di ricevere una pensione come se avessero sempre lavorato a tempo pieno. Questo permetterebbe ai giovani di subentrare a lavorare senza rimanere disoccupati a carico dello stato e il denaro previdenziale dei contributi non versati verrà restituito con un piano di ammortamento ventennale grazie alla riduzione della pensione fino all'8%.
La commissione finanza ed economia del governo è costantemente al lavoro per varare nuove soluzioni e per far sì che i progetti in discussione si concretizzino realmente per avere delle leggi che interrompano la crisi che attanaglia l'Italia da molti anni. In attesa di nuove iniziative la legge di stabilità del 2016 ha previsto che i lavoratori prossimi all'età anagrafica della vecchiaia possano lavorare mezza giornata ricevendo meno stipendio, ma al momento della pensione l'assegno non sarà minimamente intaccato. Le previsioni del Ministro del lavoro Giuliano Poletti prevedono che nei prossimi tre anni più di 30.000 dipendenti ricorreranno al part-time agevolato, sempre che ne abbiano i requisiti e i datori di lavoro siano d'accordo. Il presupposto essenziale per poter usufruire del part-time agevolato è il parere del datore di lavoro e se quest'ultimo non è d'accordo il dipendente non può fare nulla. Tra i requisiti del lavoratore vi è quello di essere dipendenti del settore privato con un contratto a tempo indeterminato full-time. La posizione contributiva deve essere in regola e al momento della domanda per passare al part-time devono essere stati versati tutti i contributi previsti dalla legge. Durante il periodo del part-time non bisogna svolgere nessun altro tipo di lavoro che preveda il versamento di contributi e i benefici cesseranno immediatamente quando verrà raggiunta l'età pensionabile. Se il datore di lavoro ha concesso l'autorizzazione al part-time agevolato bisogna fare richiesta all'Inps presentando la certificazione di essere in possesso dei requisiti necessari, sia dal punto di vista contributivo che anagrafico. Dato che il governo è costantemente al lavoro per trovare nuove soluzioni di finanza ed economia che permettano allo stato di uscire dalla crisi, le leggi cambiano spesso e bisogna tenersi aggiornati.
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Pensare che i paradisi fiscali siano solo ed esclusivamente delle località esotiche lontane dalla routine quotidiana è a dir poco sbagliato. La realtà dei paradisi fiscali, al contrario, è molto più vicina di quanto si possa anche solo lontanamente immaginare. Addirittura, è realistico pensare che, nella maggior parte dei casi, si nasconde proprio nelle maglie della quotidianità. Paradisi fiscali: ecco tutti i segreti Il denaro che viene nascosto nei forzieri di luoghi da sogno come le Bermuda o le Cayman non passa solo ed esclusivamente nelle mani dei grandi finanzieri. Ad essere protagonisti di questo business, in realtà, sono tutti coloro che, in un modo o nell’altro, operano sul mercato. Basti pensare a fenomeni quali l’elusione e l’evasione fiscale. Anche solo accendendo un comunissimo smartphone non si fa altro che arricchire i paradisi fiscali. Pur trattandosi di cifre a irrisorie, si ha a che fare comunque con un continuo flusso di denaro che, ovviamente, si confonde con quello dei reali evasori fiscali. Chi, ad esempio, non ha l’abitudine di passeggiare al tramonto? Ecco, anche in un momento di relax come questo non si fa altro che contribuire all’arricchimento dei paradisi fiscali. Acquistando le scarpe da ginnastica di marca che indossiamo per la passeggiata, infatti, non si fa altro che alimentare le aziende che producono abbigliamento tecnico che, nella maggior parte dei casi, lasciano decantare il loro patrimonio proprio nei paradisi fiscali. Una cosa, però, va sottolineata: tutto questo è legale e, dunque, non è affatto perseguibile penalmente né, tanto meno, contestabile. Il dato di fatto è che, però, anche solo acquistando delle comunissime scarpe ogni consumatore agevola l’arricchimento dei cosiddetti paradisi fiscali. Bermuda, Caraibi e Panama: paradisi fiscali a portata di mano Le isole Bermuda devono essere annoverate di diritto nell’elenco dei paradisi fiscali più famosi di tutti i tempi. Anche i Caraibi, però, stanno guadagnando molto terreno. Salda ai vertici della classifica dei paradisi fiscali, però, resta Panama che, tra le altre cose, nell’ultimo periodo è stata protagonista di uno scandalo che ha fatto tremare i colossi finanziari di tutto il mondo. Insomma, anche solo acquistando una lattina di Coca Cola si può collaborare alla crescita dei patrimoni dei paradisi fiscali. Proprio l’azienda Coca Cola, infatti, fa transitare il denaro sia alle isole Cayman che in Lussemburgo, Olanda, Irlanda e, addirittura, Singapore. La Pepsi, ovviamente, non è da meno. Bermuda, Cayman, Barbados e Gibilterra: sono questi solo alcuni dei paradisi fiscali in cui l’azienda fa transitare il proprio denaro. Elusione fiscale sul web In ultimo, è interessante segnalare che anche la Apple è tra le aziende che fanno transitare il proprio denaro nei paradisi fiscali. È di pochi giorni fa la notizia che il colosso americano avrebbe evaso le tasse facendo transitare il denaro in Irlanda pur non avendo in quel paese alcuna sede operativa. Insomma, essere esenti dal fenomeno dell’evasione fiscale sembra essere davvero impossibile. |